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Campagne elettorali: gli effetti negativi di una cattiva comunicazione politica

La qualità della comunicazione politica gioca un ruolo cruciale nel plasmare il tono e l’efficacia delle campagne elettorali. Tuttavia, quando i comunicatori e gli stessi politici cedono alla tentazione di usare tattiche becere e aggressive pur di ottenere consensi o danneggiare gli avversari, si innesca una spirale pericolosa che ha conseguenze negative non solo per la dialettica politica, ma anche per l’intera comunità. Ne abbiamo avuto esempi sia a livello locale che nazionale proprio in questi ultimi giorni: da Giorgia che si autodefinisce stronza per creare il meme elettorale e lasciare di stucco De Luca, ai tanti spot provocatori della Lega – Salvini Premier, per arrivare ai video di candidati delle amministrative locali sbeffeggiati qua e là per un verbo, un difetto di pronuncia o un aspetto della vita personale e familiare che poco c’entra con la politica.

L’impatto della comunicazione politica di bassa qualità

Le campagne elettorali contemporanee sono sempre più caratterizzate da scontri personali e toni aspri, frutto di una comunicazione politica di bassa qualità. Questo approccio, che spesso si manifesta attraverso offese, derisioni e colpi bassi, non solo degrada il dibattito politico, ma crea anche profonde fratture nella società. La polarizzazione, già alimentata da differenze ideologiche, viene ulteriormente esasperata, rendendo ogni elezione un terreno di scontro più che di confronto.

Esempi concreti di deterioramento del dibattito politico

Quando i politici e i loro staff scelgono di non porre freni agli istinti più beceri, le campagne elettorali diventano arene di conflitti personali. Ciò si traduce in una riduzione della qualità del dibattito, con una maggiore enfasi sulle offese e meno spazio per discussioni costruttive sui programmi e le visioni future. Questo atteggiamento non solo aliena una parte dell’elettorato, ma mina anche la fiducia nelle istituzioni democratiche.

Esempi di campagne elettorali violente nel linguaggio

Italia

  1. Elezioni politiche del 2018: La campagna elettorale del 2018 è stata segnata da un linguaggio estremamente polarizzante e aggressivo. Partiti come la Lega e il Movimento 5 Stelle hanno usato toni aspri per attaccare gli avversari, alimentando un clima di scontro continuo. Matteo Salvini, leader della Lega, ha spesso fatto ricorso a retoriche divisive contro gli immigrati e contro il Partito Democratico, contribuendo a creare un ambiente politico altamente polarizzato.
  1. Elezioni regionali in Emilia-Romagna del 2020: Anche in questo caso, la campagna elettorale è stata caratterizzata da attacchi personali e retoriche violente. La candidata della Lega, Lucia Borgonzoni, ha adottato un linguaggio fortemente critico e aggressivo contro il presidente uscente, Stefano Bonaccini del Partito Democratico. Gli attacchi personali e la derisione hanno dominato il dibattito, oscurando spesso le questioni politiche reali e creando ulteriori divisioni tra gli elettori.
  2. Giorgia Meloni vs Vincenzo De Luca: Nella sua visita a Caivano per la consegna della palestra ristrutturata, dopo la nota vicenda di degrado e violenza che aveva contraddistinto il luogo, la Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni, assistita dal suo staff di comunicazione ha di fatto oscurato l’evento e il tema stesso del contrasto alla violenza grazie alla presenza e all’intervento dello Stato, generando un meme che sta inondando il Web. Tutto basato sulla ripicca verso il Presidente della Regione Campania, On. Vincenzo De Luca. Nel momento dei saluti Istituzionali (e sottolineiamo Istituzionali, con la I maiscuola), tra la Presidente del Consiglio e il Presidente della Regione, Giorgia ha visto bene di regolare i conti personali e fare un po’ di campagna elettorale per le ormai prossime Elezioni Europee dell’8 e 9 giugno, rivolgendosi a De Luca con uno sprezzante: “Sono la stronza della Meloni”, ricordando un intervento a gamba tesa del sempre colorito presidente campano. Ovviamente, l’agenda setting del giorno è stata segnata da questa uscita, mirabilmente ripresa da ogni angolazione dallo staff della leader di Fratelli d’Italia. Una brutta pagina di comunicazione politica, perché se la mettiamo nell’alveo della comunicazione istituzionale, beh… non si tratta di una brutta pagina, ma di uno squarcio profondissimo sulla dignità e il ruolo dell’Istituzione stessa rappresentata da Giorgia Meloni.

Altri paesi

  1. Elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016: La campagna elettorale tra Donald Trump e Hillary Clinton è stata una delle più divisive nella storia recente degli Stati Uniti. Trump ha frequentemente usato insulti personali, soprannomi denigratori e accuse infondate contro Clinton, creando un clima di grande polarizzazione. Il risultato è stato un aumento della divisione tra gli elettori americani, con ripercussioni che si sentono ancora oggi.
  2. Brexit del 2016: Il referendum sulla Brexit è stato accompagnato da una campagna elettorale estremamente polarizzante. Il linguaggio utilizzato dai sostenitori del “Leave”, come Nigel Farage e Boris Johnson, spesso faceva leva su sentimenti nazionalisti e xenofobi. Gli attacchi contro gli oppositori del “Remain” erano frequenti e aggressivi, contribuendo a creare una frattura profonda nella società britannica che persiste tuttora.
  3. Elezioni presidenziali in Brasile del 2018: La campagna elettorale tra Jair Bolsonaro e Fernando Haddad è stata caratterizzata da un linguaggio estremamente violento e polarizzante. Bolsonaro ha spesso utilizzato retoriche aggressive contro gli oppositori, demonizzando il Partito dei Lavoratori (PT) e creando un clima di tensione e scontro continuo. Questo ha portato a una polarizzazione significativa della società brasiliana.

Le conseguenze a lungo termine

Le conseguenze di una comunicazione politica aggressiva e di bassa qualità sono molteplici e si manifestano in vari modi:

1. Frammentazione Sociale: Ogni campagna elettorale lascia dietro di sé una società più divisa, con gruppi contrapposti che faticano a trovare un terreno comune.

2. Decadimento del Dibattito Pubblico: Il linguaggio aggressivo e denigratorio diventa la norma, abbassando il livello del discorso pubblico e rendendo difficile il dialogo civile.

3. Crescente Sfiducia nelle Istituzioni: L’elettorato diventa sempre più cinico e disilluso, percependo la politica come un’arena di conflitti personali piuttosto che uno spazio per il confronto di idee e soluzioni.

Il ruolo di uno staff di qualità

Al contrario, quando i politici si avvalgono di uno staff di qualità, capace di mettere a freno le esagerazioni e di mantenere un tono civile, la politica ne trae un evidente beneficio. Uno staff competente sa che evitare i colpi bassi e mantenere il confronto entro i limiti del rispetto reciproco è essenziale per il bene della democrazia. 

Vantaggi di una comunicazione politica di alta qualità

1. Promozione del Dibattito Costruttivo: Una comunicazione politica di alta qualità incentiva un dibattito basato sulle idee e sui programmi, piuttosto che sulle offese personali.

2. Rafforzamento della Coesione Sociale: Evitando toni aspri e conflittuali, si favorisce un clima di rispetto reciproco che può aiutare a ridurre la polarizzazione e a rafforzare il tessuto sociale.

3. Aumento della Fiducia nell’Istituzioni: Un dibattito civile e rispettoso contribuisce a rafforzare la fiducia nelle istituzioni democratiche, mostrando che la politica può essere uno strumento per il bene comune.

Conclusioni

La qualità della comunicazione politica per noi è un fattore determinante per il successo delle campagne elettorali, ma soprattutto per la salute della democrazia. Politici e comunicatori hanno la responsabilità di mantenere alto il livello del dibattito, evitando il ricorso a tattiche aggressive e denigratorie. Solo così si potrà promuovere un confronto democratico sano, che avvantaggi non solo i candidati ma tutta la comunità. In un’epoca in cui la polarizzazione è una minaccia crescente, è essenziale che la comunicazione politica sia utilizzata come uno strumento per unire piuttosto che dividere. Noi come agenzia abbiamo deciso di sposare sia un nostro regolamento etico interno, sia Il Manifesto della comunicazione non ostile per la politica perché crediamo che mantenere i toni civili di una campagna elettorale e caratterizzare un candidato per il suo valore e non per quanto sappia mettere in ridicolo l’altro, valga molto di più e tuteli la nostra democrazia e la socialità dei territori; perché no, per noi una buona comunicazione non è quella che va a caccia di like e flame facili, ma quella che crea un valore che anche al termine della campagna elettorale resti sul territorio.

Rocco Sicoli
Rocco Sicoli
https://www.mindscoop.it
Dopo anni passati tra la scrivania e il laboratorio, come redattore di riviste del settore ICT, ho deciso di tornare alla mia più grande passione: la comunicazione. Dal 2009 mi occupo di comunicazione politica sul campo, diventando campaign manager di una sfida molto ardua, radicare un nuovo soggetto fuori dagli schieramenti classici in una terra difficile come la Calabria. Studio le reti di influenza sociale e la creazione di nuovi immaginari. Credo nell'analizzare il contesto e nel trattare ogni scelta come qualcosa di matematico. La vera sfida oggi è comprendere il valore delle conversazioni online e questo è l'obiettivo dei miei studi.