Non più tardi di tre settimane fa Joe Biden era sul punto di ritirarsi dalle primarie del Partito Democratico. Con pochissimi soldi da spendere e con dei sondaggi che lo vedevano sprofondare giorno dopo giorno, la campagna dell’ex vice presidente di Barack Obama sembrava giunta al capolinea.
Ma le elezioni americane riservano spesso clamorosi ribaltoni. E la netta vittoria di Joe Biden nel Super Tuesdsay rientra senza dubbio in questa categoria. L’ex senatore del Delaware si è imposto in 10 stati su 14 e dovrebbe ottenere 670 delegati.
Questo risultato inatteso cambia profondamente gli scenari futuri. Qualche giorno fa vi avevamo detto come il modello elaborato da FiveThirtyEight stimasse attorno al 28% le possibilità di Sanders di ottenere la maggioranza assoluta dei delegati. Dopo il Super Tuesday queste possibilità sono crollate all’8%, mentre quelle di Biden sono balzate al 31%.
In poche parole nell’arco di qualche settimana Joe Biden è passato dall’essere vicino ad abbandonare la competizione a diventare il principale favorito di queste primarie.
Ma analizziamo nel dettaglio l’esito di questa lunga giornata elettorale.
Biden trionfa (non solo negli stati del Sud)
Il Super Tuesday è molto simile ad un’elezione su scala nazionale. Si vota, infatti, in ben 14 stati e la composizione dell’elettorato è estremamente variegata. Sono rappresentati al meglio, infatti, sia i vari gruppi etnici che i ceti sociali presenti negli Stati Uniti. Ecco perché, in genere, chi vince nel Super Tuesday si impone anche alla fine delle primarie.
Alla vigilia di questo appuntamento elettorale Biden era il grande favorito negli stati del Sud (Alabama, Tennessee, Arkansas, Oklahoma), tutte realtà dove è forte la presenza degli afroamericani. Nelle elezioni tenutesi in South Carolina qualche giorno fa, ad esempio, più del 60% degli elettori afroamericani aveva scelto Biden. Questa tendenza si è confermata in maniera ancora più massiccia nel Super Tuesday. Biden, infatti, ha sfruttato al meglio l’onda positiva del successo in South Carolina e ha fatto il pieno tra gli elettori neri e tra gli anziani stravincendo, nello specifico, in tutti gli stati del Sud.
Ma il vero fattore determinante di questa tornata elettorale non è rappresentato dalla vittoria di Biden in Alabama o in Tennessee, ma dalle sue affermazioni in tanti altri stati dove non era il favorito. Biden ha vinto, ad esempio, in Texas dove si assegnavano ben 228 delegati e dove c’è un grandissima comunità latina all’interno della quale Sanders gode di un grande appeal; l’ex vice presidente dell’amministrazione Obama ha trionfato anche in stati tradizionalmente di sinistra come il Minnesota, il Maine e il Massachusetts e si è imposto in stati molto popolosi e dalla composizione etnica molto variegata come la Virginia e il North Carolina.
Si tratta, dunque, di un autentico trionfo sul quale hanno influito sicuramente i ritiri, con conseguente sostegno pubblico verso Biden, di Pete Buttgieg e Amy Klobouchar. Non è un caso che proprio in Minnesota, lo stato nel quale Klobouchar è stata eletta senatrice, Biden sia riuscito a ribaltare le previsioni iniziali e a vincere le elezioni.
E Sanders?
Non è stato un Super Tuesday positivo per Bernie Sanders. Oltre alle sconfitte in alcuni stati dove era dato come favorito come il Massachusetts o il Maine, il senatore del Vermont deve registrare un altro dato preoccupante in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Non è riuscito, infatti, ad aumentare la propria base elettorale rispetto a 4 anni fa quando spopolò soprattutto tra i giovani e i latinos.
Sanders ha vinto in Colorado, Utah e Vermont (il suo stato) e soprattutto è riuscito ad imporsi in California, uno stato storicamente progressista e che assegnava il maggior numero di delegati (ben 415). Proprio il successo in California tiene vive le speranze di Sanders in quella che sarà a tutti gli effetti una corsa a due. In questo momento Biden è il favorito, ma abbiamo visto come le cose possano cambiare nel giro di poche ore: basta una gaffe, un endorsement di peso o un evento che avvantaggi uno dei candidati per ribaltare totalmente l’esito delle elezioni.
La dispendiosa sconfitta e il ritiro di Bloomberg
Disastrosi, invece, i risultati di Elisabeth Warren e Mike Bloomberg. Non ha pagato alla fine la strategia dell’ex sindaco di New York che ha deciso di entrare in corsa direttamente nel Super Tuesday e di invadere le TV locali e nazionali di spot elettorali spendendo oltre 500 milioni di dollari.
Bloomberg ha ottenuto la maggior parte dei propri delegati nelle irrilevanti Isole Samoa, mentre ha perso fragorosamente in stati come la Virginia, il Tennessee e il North Carolina dove aveva investito tantissimo sia in termini di spot elettorali che di organizzazione territoriale. Alla fine di questa campagna brevissima e dispendiosissima Bloomberg ha deciso di ritirarsi e di appoggiare Biden.
Resta da capire, infine, quello che deciderà di fare Elisabeth Warren dopo il brutto risultato di ieri quando ha perso nettamente persino a “casa sua”, in Massachusetts. Quasi sicuramente Warren si ritirerà, è più difficile invece da comprendere se sceglierà o meno di sostenere uno dei candidati rimasti in lizza.